Cronaca

Enti e nomine, calano le chances dei brancheriani

Le recenti vicessitudini del sottosegretario hanno fatto perdere terreno ai suoi uomini

Enti e nomine, calano le chances dei brancheriani

Forse ci siamo. Le tanto sospirate, e rinviate, nomine nelle aziende municipalizzate veronesi potrebbero vedere la luce nelle prossime ore, al massimo la settimana prossima. Scadono, infatti, domani le trattative e la conseguente presentazione delle candidature. Si parla da tempo di un inevitabile e scontato rinvio per le presidenze e le nomine dei Consigli di amministrazione di tutte le aziende cittadine a settembre, in realtà probabilmente non sarà così. Il rinvio sarebbe dovuto chiaramente alla mancata coesione tra i galaniani ed i brancheriani all’interno del Popolo delle Libertà, ma anche in casa An, tra i giorgettiani e gli alemanniani (Destra sociale veronese, adesso confluita in area Brancher).E proprio il ruolo giocato dai vari Mariotti e Di Dio potrebbe risultare decisivo per la composizione della complicatissima matassa.

Risolto un pezzo del rebus, a cascata potrebbero andare a sistemarsi tutti i tasselli mancanti. Per gli uomini legati a Brancher il nodo principale è la riconferma di Massimo Mariotti all’azienda municipalizzata dei trasporti. Poltrona contesa se non addirittura pretesa dal numero uno dell’ex Alleanza Nazionale scaligera, quel Massimo Giorgetti che della corrente alemanniana-post brancheriana non vuole proprio sentirne parlare. Ora, è vero, come sussurra sottovoce qualcuno nei corridoi di Palazzo Barbieri, che probabilmente le quotazioni dei fedelissimi del sottosegretario, ex Ministro di Bardolino siano sensibilmente calate, e con esse anche le pretese, dopo il freschissimo “miniscandalo” che lo ha coinvolto in prima persona, ma è anche vero che difficilmente le sue truppe alzeranno bandiera bianca su una partita tanto importante. Sembrerebbe che proprio il caso Brancher, le recenti tensioni in Giunta con gli assessori “ribelli” ex An e la difficile condivisione dei progetti come traforo e tramvia con gli alleati, abbiano consigliato al primo cittadino di Verona, Flavio Tosi, una certa prudenza.

Tra meno di 2 anni si andrà al voto a Verona. Ed ecco allora come nei pensieri di Tosi stia prevalendo una linea “morbida”, finalizzata ad un meno traumatico possibile compromesso tra le parti. Cercare di riconfermare, fatta eccezione per le decisioni di casa Lega dove i giochi sono fatti da tempo, gli assetti attuali della governance cittadina. Come? Semplice, rispettando gli accordi siglati nel 2007 tra i vari colonnelli della scena politica veronese. Il patto prevedeva una riconferma delle indicazioni dei vari Conta, Giorgetti e Brancher con il rispetto numerico delle quote di corrente, ovvero il famoso manuale Cencelli. Tale decisione spiegherebbe da un lato l’improvvisa accelerata delle ultime ore della trattativa, (al sindaco inoltre l’ipotesi di rinvio a settembre non è mai piaciuta, c’è il timore che venga letta come una forzatura politica-amministrativa e come un segnale di difficoltà dell’apparato gestionale e politico dell’amministrazione comunale) e dall’altra un certo scontento che qualcuno racconta di aver percepito tra le truppe di Aldo Brancher.

Una voce sta circolando in tal senso nelle ultime ore: le dimissioni del sottosegretario veronese avrebbero lasciato il “segno” su alcuni fedelissimi. Si parla di una corrente, quella brancheriana, che naviga a vista. Il loro colonnello è lontano da Verona ed i Giorgetti ed i Conta sembrano determinatissimi a confermare i loro uomini nella stanza dei bottoni che contano. Un rumors delle ultime ore ipotizza addirittura possibili defaiances tra i brancheriani se all’interno delle operazioni di totonomine le cose non dovessero andare a buon fine. Realtà o fantapolitica? Sono ore decisive per il sottogoverno di Verona.


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