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Modificato lo statuto di Veronafiere, il Consiglio comunale approva: Cda passa da 5 a 7 membri

Intorno alla mezzanotte di giovedì è arrivata l’approvazione, con 22 favorevoli, 3 contrari e 3 astenuti, del modificato testo dello statuto di Veronafiere

Veronafiere

È arrivato poco prima della mezzanotte di ieri il voto per l’approvazione del modificato testo dello statuto di Veronafiere. Il Consiglio comunale aveva approvato in precedenza, in una seduta iniziata alle ore 18, l’ultimo atto amministrativo dell’opera di riconversione dell’ex Manifattura Tabacchi e le modifiche tecniche ad alcuni articoli del Regolamento del canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicità. Intorno alle 23.50, quindi, dopo circa due ore di dibattito e il voto degli emendamenti collegati alla delibera, è arrivata l’approvazione, con 22 favorevoli, 3 contrari e 3 astenuti, del modificato testo dello statuto di Veronafiere, che recepisce alcuni cambiamenti nell’ambito delle modalità di gestione della società.

Veronafiere, società a capitale misto pubblico-privato attualmente partecipata dal Comune per la quota del 39,4832%, svolge principalmente attività diretta e indiretta di organizzazione di manifestazioni fieristiche, attività congressuali e iniziative che promuovono l’interscambio, la diffusione e la conoscenza di beni e servizi e la loro commercializzazione a livello locale, nazionale ed internazionale: «Già con il Piano industriale 2019-2022 – spiega l’assessore alle Aziende partecipate Stefano Bianchini – Veronafiere evidenziava l’importanza del proprio rapporto sinergico con la città. Inoltre, la necessità di procedere con un incremento della propria capacità di competere anche a livello internazionale con i principali players, attraverso diversi fattori, tra cui l’evoluzione del proprio modello di business e il rafforzamento del Gruppo. A tal fine, fra i diversi interventi addottati, vie è stato l’aumento di capitale finanziato da parte dei soci, per 30.000.000 euro. A seguito di tale operazione, i soci di Veronafiere hanno avviato un percorso di rafforzamento della governance societaria, anche alla luce delle nuove sfide poste dalla pandemia. A tali fini, è stato costituito un Gruppo di Lavoro per la revisione dello Statuto, che ha predisposto uno schema di modifiche statutarie che questa sera il Consiglio comunale è chiamato ad esaminare».

Intervenuti nel dibattito i consiglieri Michele Bertucco (Sinistra Verona in Comune), Federico Benini ed Elisa La Paglia (Pd), Tommaso Ferrari (Traguardi Verona). Collegati alla delibera 23 emendamenti (22 a firma del consigliere Bertucco e 1 del consigliere Benini) di cui dichiarati ammissibili 16, tutti respinti in fase di voto. 

Le principali modifiche adottate

Secondo quanto indicato da una nota del Comune di Verona, è stata «condivisa da parte dei soci l’idea di un ampliamento del numero dei componenti del Consiglio di Amministrazione, che passa da 5 a 7 membri». Per quanto concerne in particolare il C.d.A. «si prevede che il Comune di Verona, fintanto che detenga una quota almeno pari al 28,57% del capitale sociale, abbia diritto, di procedere alla nomina diretta di due amministratori, uno dei quali con funzione di Presidente». Qualora il Comune scenda al di sotto di tale percentuale, ma mantenga «almeno il 14,28% del capitale sociale», avrà diritto di «procedere alla nomina diretta di un amministratore, con funzione di Presidente».

È stata inoltre prevista la «possibilità da parte del C.d.A. di nominare tra gli amministratori, esclusi il Presidente e i Vice Presidenti della società, un amministratore delegato». Parallelamente, è stata prevista la «facoltatività della nomina, sempre da parte del C.d.A., della figura del direttore generale». Nel nuovo statuto si è ritenuto di «mantenere la clausola di gradimento dell'ingresso di un nuovo socio, che dovrà essere espresso dalla maggioranza degli altri soci, potrà negarlo solo motivatamente nell'interesse della società e non del singolo socio».

L’assemblea straordinaria dei soci «delibera solo sulle questioni espressamente previste dal codice civile, confermando la necessità della maggioranza qualificata del 60%». Al fine di mantenere il «radicamento nel territorio» delle principali manifestazioni fieristiche, quali a titolo esemplificativo Vinitaly, Marmomac, Fieragricola, Fieracavalli e Samoter, l’«assemblea ordinaria ne può autorizzare il trasferimento o la soppressione solo con la maggioranza qualificata del 60% del capitale sociale, anche in seconda convocazione». Analoga maggioranza qualificata «è richiesta per la cessione, il conferimento o la vendita degli immobili di proprietà della Società adibiti ad ospitare manifestazioni fieristiche o compresi in aree a ciò destinate dalla relativa pianificazione urbanistica territoriale, la cessione, il conferimento o l'affitto dell’azienda o di una sua parte sostanziale».


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