Salute

La realtà aumentata per operare una mano: il primo intervento in Italia alla San Francesco

Un intervento pionieristico: il team di chirurgia della mano, con l’ausilio della realtà aumentata, ha ricostruito nella clinica veronese il legamento di un polso e impiantato una protesi per rizoartrosi. Protagonisti i dottori Enrico Carità, Alberto Donadelli e Mara Laterza

dott. Enrico Carità

Primi interventi di chirurgia del polso e della mano in realtà aumentata in Clinica San Francesco di Verona, a conferma dello spirito pionieristico della struttura. Una nuova tecnologia - fino ad ora utilizzata soprattutto in settori come l’aeronautica - che sfrutta un visore 3D per mostrare, accanto agli elementi reali, anche oggetti virtuali essenziali per dare informazioni in più sul paziente e guidare il chirurgo durante l’operazione.

I chirurghi ortopedici specialisti della mano, i dottori Enrico Carità, Alberto Donadelli e Mara Laterza, il 9 marzo sono entrati in sala operatoria con guanti, bisturi, mascherine. E visori 3D. I due interventi sono stati realizzati con la collaborazione del dottor Pier Paolo Borelli di Brescia e l’assistenza da remoto di 4Solid sviluppatore del software di questa tecnologia. Durante il primo intervento è stato ricostruito un importante legamento del polso, lesionatosi a seguito di un trauma. Durante il secondo intervento, invece, è stata trattata una rizoartrosi impiantando una protesi trapezio-metacarpale di ultima generazione, che rappresenta un elemento di particolare specializzazione della Clinica.

Team Chirurgia Mano

«L’utilizzo della realtà aumentata permette di accrescere la precisione del gesto chirurgico – spiega il chirurgo Carità - potendo visualizzare parallelamente al campo operatorio gli esami strumentali del paziente, le note di tecnica e il planning preoperatorio specialmente durante l’impianto di elementi protesici. Grazie all’utilizzo della realtà aumentata è stato possibile svolgere l’intervento visualizzando nel campo operatorio, sotto forma di ologrammi, tutti gli esami strumentali e i planning preoperatori dei pazienti. Tutto questo “in diretta”: erano infatti diversi i chirurghi collegati da altre sedi italiane che hanno potuto assistere e interagire direttamente con noi».

Un sistema innovativo che trova la sua grande utilità nella condivisione dell’atto chirurgico, nella possibilità di mostrare nuove tecniche e assistere eventualmente i colleghi durante l’intervento. «I colleghi connessi hanno potuto commentare, porre domande, esprimere opinioni e fare commenti durante i passaggi più critici - concludono i dottori Carità e Donadelli - questa nuova tecnologia consentirà in futuro di abbattere le distanze mettendo in comunicazione specialisti nazionali ed internazionali e condividendo informazioni tecniche, chirurgiche o riabilitative. E potrà essere utilizzata anche per la formazione con la possibilità di assistere da remoto chi si approccia ad eseguire interventi particolarmente impegnativi o avesse bisogno di supporto tecnico».


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