Salute

Ictus, cure di "livello platino" nella neurologia A dell'Aoui

L'unità ha ricevuto il premio internazionale Angels Awards da parte dell'European Stroke Organisation. In media ogni anno vengono tratti 500 casi di ictus ischemico e circa il 60% dei pazienti torna a casa senza deficit

La consegna del riconoscimento al reparto dell'Aoui

Il reparto di neurologia A dell'Aoui di Verona ha ricevuto la targa Platino del prestigioso premio internazionale Eso-Angels Awards (European Stroke Organisation), l'organizzazione che riconosce i migliori ospedali che si occupano di ictus. L'anno scorso, infatti, sono stati fatti passi avanti nella qualità dei servizi offerti ed il centro è passato dal livello "gold" al livello superiore che è appunto "platinum".

Le ultime statistiche indicano che ogni 30 minuti un paziente colpito da ictus rischia la vita o la disabilità se non viene trattato in un centro adeguato. L'ictus è una patologia tempo-dipendente ed è la prima causa di disabilità senza una efficace catena di intervento. I pazienti più colpiti sono gli over 60 e per evitare di essere colpiti è fondamentale la prevenzione con un corretto stile di vita e con controlli soprattutto su ipertensione e diabete.

L'ictus ischemico è una patologia che richiede tempi rapidi di intervento e di diagnosi. E la rete veronese è composta dal Suem 118, che riconosce precocemente il paziente da trasportare negli ospedali con "stroke unit", e dal pronto soccorso, che velocemente coinvolge il neuroradiologo e il neurologo che diagnosticano e trattano il paziente. Infine, sempre maggiore importanza sta assumendo il neuroradiologo interventista che riesce, in casi selezionati, a riaprire il vaso occluso con la trombectomia.
Dopo la fase acuta, il paziente viene ricoverato e viene monitorato da infermieri e neurologi esperti nel trattamento dell'ictus. Ed è lì che comincia la terapia di prevenzione secondaria e l'avviamento precoce alla fisioterapia.

L'incidenza è di circa 1.600 pazienti all'anno nella provincia di Verona, circa il 70% di questi sarebbero destinati a rimanere con qualche forma di disabilità se non adeguatamente trattati. Di questi, nel 2023, sono stati ricoverati in Aoui 500 casi di ictus ischemico. Dei pazienti trattati circa il 60% torna a casa senza deficit, il 30% viene mandato in riabilitazione e poi rivisto dopo 3 mesi, mentre i restanti sono casi gravi. Sono state eseguite 240 trombolisi sistemiche e 172 trombectomie meccaniche, ed il tasso di rivascolarizzazione cerebrale è il più alto del Veneto.
E il reparto diretto dal professor Bruno Bonetti effettua una terapia meccanica riperfusiva dentro l’arteria per aspirare il coagulo curando pazienti che fino a 5 anni fa non venivano trattati.

Alla consegna della targa di Eso-Angels Award erano presenti la direttrice sanitari di Aoui Matilde Carlucci, il direttore della neurologia A Bruno Bonetti, il direttore di neuroradiologia Benedetto Petralia, Alberto Rigatelli del pronto soccorso di Borgo Trento, la coordinatrice della neurologia Alessia Verzè e la dottoressa Linda Serra.

«Il continuo progresso tecnico e tecnologico non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnato da un percorso organizzativo efficace, come richiedono le patologie tempo-dipendenti - ha commentato Carlucci - Si inizia persino fuori dall'ospedale con il Suem 118 e si prosegue fino al reparto. Occuparsi anche dei singoli dettagli nell’organizzazione del lavoro significa la continua revisione delle attività per risolvere le eventuali criticità. Ed è quanto avviene in Aoui Verona, anche grazie alla collaborazione con Angels, il loro monitoraggio è fondamentale perché ci permette di avere anche una visione esterna e un confronto con gli altri ospedali. Tutto questo è assolutamente indispensabile per il miglioramento».

«In Aoui ricoveriamo ogni anno più di 500 pazienti - ha spiegato Bonetti - La rete dell'ictus a Verona funziona in maniera eccellente e se il paziente arriva velocemente in pronto soccorso, riusciamo a offrirgli una terapia riperfusiva, cioè una terapia che mira a riaprire il vaso cerebrale che si è chiuso sia farmacologicamente che meccanicamente. A Verona, abbiamo un tasso di pazienti che hanno un qualche trattamento riperfusivo superiore al 50% che vuol dire che un paziente su due riesce ad arrivare in tempo per fare una terapia che gli migliora poi la sua funzionalità. L'ictus raramente è un problema mortale, molto più frequentemente è un problema che può dare disabilità quindi il rischio è di rimanere disabile. Se riusciamo a trattare più del 50% dei pazienti che arrivano qui, è perché tutta la rete funziona molto bene a partire dal Suem, ai colleghi del pronto soccorso che hanno il compito di individuare la patologia e preallertarci. La variabile del tempo dipende da tutti. Uno degli obiettivi che ci ha fatto ridurre in maniera drastica la tempistica in cui riusciamo a iniziare il trattamento trombolitico, è quello di iniziare il trattamento farmacologico direttamente sul lettino della tac. Siamo riusciti ad avere dei tempi, da quando il paziente entra a quando inizia la terapia farmacologica, che adesso è sotto i trenta minuti che è un ottimo risultato, ovviamente possiamo migliorare ed è quello il nostro obiettivo costante».


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